Perché molte persone si lasciano tentare dal gioco d’azzardo? Quali sono i meccanismi che spingono i giocatori, anche se stanno perdendo ingenti somme, a puntare di nuovo? Gli studenti delle classi 3^A Gr, 4^A CAT e 4^A AFM dell’IIS Leardi hanno ricevuto risposte ad alcune di queste domande visitando la mostra-laboratorio “Fate il Nostro Gioco” all’Auditorium di Santa Chiara a Vercelli. Si tratta di un progetto itinerante di Taxi1729, una società di divulgazione scientifica torinese, che ha già visto alcune edizioni in diverse città italiane prima di arrivare nel capoluogo di provincia piemontese, dove sarà visitabile fino al 1° marzo. «Percorrendo la mostra – spiegano alcuni alunni – abbiamo potuto scoprire regole, segreti e verità riguardanti il fenomeno del gioco d’azzardo in Italia. Abbiamo trovato particolarmente interessante che, per spiegarci alcune dinamiche, la nostra guida abbia fatto riferimenti alla matematica, applicando concetti che abbiamo già potuto trattare a scuola, e alla psicologia». Il percorso si svolge attraverso tre sale: nella prima i ragazzi hanno potuto scoprire il meccanismo che caratterizzava un famoso gioco a premi americano, “Let’s Make a Deal” in cui un concorrente poteva cercare di vincere un’automobile di lusso indovinando, tra tre opzioni, la porta dietro la quale era nascosta, con un’ultima possibilità di cambiare la sua scelta dopo che il presentatore aveva eliminato una delle due porte sbagliate. Si tratta del cosiddetto “paradosso di Monty Hall”, che può essere facilmente risolto facendo ricorso a qualche nozione di matematica e statistica. Nella seconda sala era riprodotto un casinò e gli alunni hanno provato a puntare alla Roulette scoprendo che, nel caso di giocate sporadiche, è molto difficile vincere o perdere somme ingenti, ma se la casualità del gioco viene moltiplicata per più giocatori o più giocate, e la perdita è aumentata esponenzialmente. Nonostante ciò, è stato spiegato che non sono molti i giocatori in grado di fermarsi, perché si spera sempre di poter vincere di più al turno successivo: si tratta di un impulso ulteriormente stimolato da una sorta di “effetto quasi vincita”, volutamente creato dai produttori dei giochi, che sfrutta la psicologia per illudere i giocatori di essere stati vicini a vincere e che sia quindi meglio provare a tentare nuovamente la sorte. L’ultima fase ha riguardato l’analisi di alcuni dati, in particolare quelli dell’Agenzia Dogane e Monopoli di Stato sul consumo di azzardo in Italia e i risultati delle ultime indagini epidemiologiche del Consiglio Nazionale delle Ricerche sulle abitudini di gioco, da cui è emerso che la popolazione si può suddividere in tre macrocategorie: i giocatori una tantum, che hanno un rapporto normale con il gioco; quelli potenzialmente a rischio, che si dedicano spesso all’azzardo e da un momento all’altro possono sviluppare una dipendenza, e i ludopatici, che arrivano a perdere anche grandi somme di denaro.
«I ragazzi – chiosa Simona Cabodi, tra i docenti accompagnatori – sono stati davvero interessati perché hanno sperimentato direttamente che cosa significa giocare d’azzardo e hanno potuto cogliere i meccanismi psicologici e matematici dietro questa pratica. Discutendo in classe, al rientro dalla visita, i ragazzi hanno convenuto che il gioco può essere un’esperienza divertente e, tutto sommato, poco rischiosa, se provata sporadicamente e con consapevolezza, ma, se diventa un’abitudine, può portare a grandissime perdite».
REDAZIONE LEARDI